Dove sono le nonne? Solo in pubblicità
Da cinquantanni in qua: ”Io ne ho viste cose…” Era il 1963: l’esordio in prima elementare. Le scolarette colleghe – tanto per fare il conto pari – sarebbero le nonne di oggi: quelle a cui fa riferimento la pubblicità quando parla di ricette, rimedi, segreti della “nonna”. Ma stiamo scherzando? Le mie amichette di quinta non credevano nemmeno alla Befana. Non parliamo delle 20-30enni di allora, me le ricordo bene: disprezzavano raccontar favole a sorelline e fratellini, dileggiando proprie madri e nonne (quelle reali) che lo facevano. E le suddette giovani, adesso dovrebbero essere le depositarie del sapere tradizionale greco-romano-islamo-germanico-slavo con centro nel Mediterraneo? Ma fatemi il piacere! Forse lo stuolo delle allora pure 15-19enni le quali facevano a gara nel provare le mini più seducenti, rappresenterebbero le vecchie streghe in chiesa, col fazzoletto nero in capo, e coperte dallo scialle dello stesso colore. Io le ricordo in San Basilio mentre il pope celebrava alle porte di Tannhäuser.
Quelle bambine e ragazze di ieri non sono nonne, ma unicamente le anziane che si levano alle 4:59 per preparare il sugo natalizio al nipote sfigato, e mandare dopo Capodanno il marito (il “nonno”) alle poste per pagare le rate-auto del figlio 40enne.
Cartoline amate in specie da occidentali e amerikani che vedono l’Italia come un’eterna cucina sempre in disordine, in assenza di vere nonne.
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