Spagna-Italia 1-0, a Prandelli tutto è concesso
Ancora una volta il nostro calcio è stato letteralmente surclassato ed umiliato dalla nazionale spagnola, quella superata dal Sudafrica lo scorso 19 novembre. Benevolo è stato solo il risultato. Il ct italiano si è difeso con un banale: “La Spagna è molto più forte di noi” e con una ‘imbarazzante’ differenza di condizione fisica. Mi duole dirlo, però mai, dico mai, si era vista la nostra Nazionale, in una condizione di inferiorità di gioco rispetto ad un avversario. Negli ultimi quarant’anni abbiamo sempre vinto, ben figurato o perso con onore con le migliori nazionali di sempre. Compagini che vantavano i vari Beckenbauer, Blochin, Boniek, Cruyff, Falcão, Keegan, Kempes, Maradona, Platini, Rummenigge, Van Basten e compagnia cantando. Per non dimenticare, dal secondo dopoguerra, i due titoli (1982, 2006) e i secondi posti (1970, 1994) ai mondiali, e la vittoria nell’europeo ’68. In assoluto siamo la squadra con più finali mondiali assieme al Brasile, ben sei, in quanto il Mondiale 1950 assegnò il titolo con girone all’italiana a quattro. Eppure nessuno si azzarda a muovere una critica seria al modulo di gioco prandelliano. La verità è che Prandelli è un uomo di Palazzo. Da sempre amico di chi conta al vertice, d’ispirazione buonista, politicamente corretto, simbolo dello “stile italiano nel mondo” risulta essere praticamente inattaccabile. E non posso biasimare i giornalisti sportivi silenziosi: basterebbe una telefonata all’editore per farli cacciare. Io, invece, che sono medico posso permettermi ancora le libertà di pensiero garantite dalla Costituzione. Addirittura sembra essere quasi certa la conferma di Prandelli per il prossimo campionato europeo 2016 in Francia, e tutti fingono che l’argomento non sia da prima pagina.
Allenatori come Bernardini, Fabbri, Maldini, Sacchi, Trapattoni, Valcareggi, Vicini, i coerenti dimissionarî Donadoni e Zoff – gli stessi campioni del mondo, Bearzot e Lippi – sono stati crocifissi sin dalla prima partita della loro avventura azzurra o per una marcatura o per una eliminazione o per una finale persa. Al contrario di lui.
A Madrid, sarebbe bastata una buona disposizione dei calciatori in campo, all’italiana per intenderci (vedi Nereo Rocco e i suddetti ct), per rendere sterile il gioco iberico. Però, evidentemente, Prandelli (e chi per lui) non avverte l’orgoglio di preservare il buon nome della nostra Federazione e dei suoi interpreti storici.
Un giorno al girone di qualificazione perderemo con San Marino o Andorra. Prandelli dirà: “È stato un atto di coraggio! Un’impresa eroica! Sarebbe da vigliacchi sconfiggere un avversario debole!”. Al turno successivo saremo battuti ancora dalla Spagna o da chi altri, il ct se ne uscirà con: “Erano molto più forti di noi…”. E tutti saranno contenti. O meglio, al Palazzo lo saranno. Mentre una trentina di milioni di tifosi no, sessanta milioni di cittadini nemmeno. Tant’è, paghiamo attraverso tributi, imposte e tasse, il mantenimento del baraccone federale. Noi, mica loro.
Ci trasformeremo nella Nazionale iberica di una volta, che per accontentare ‘tutti’, non vinceva mai, finché non arrivò il ferreo Del Bosque a stabilire l’asse Real Madrid-Barcellona. Del resto le ultime grandi vittorie del calcio italiano, risalgono all’Inter del 2009-10 (Coppa dei Campioni e Coppa del Mondo per Società), ad opera di due iberici: il portoghese Mourinho e lo spagnolo Benítez, su cui ogni cosa si può dire, salvo che siano politically correct. Non per nulla primeggiamo nelle Coppe.
Ma fin a quando durerà la rendita all’italiana?
Primazìa fra la Coppa del Mondo per Club e le competizioni UEFA per società (1955-2013). Legenda – MON: Coppa Intercontinentale(*)/CMC; CAM: Coppa dei Campioni; COP: Coppa delle Coppe; LEG: Coppa UEFA/Lega Europa; SUP: Supercoppa Europea
(*): La Coppa Intercontinentale o Coppa Europeo-Sudamericana (1960-2004) non era organizzata dalla Fifa, bensì congiuntamente da Uefa e Conmebol.Primazìa nel primo torneo per società al mondo
Coppa Mitropa, o dell’Europa Centrale (1927-92)
- Spagna-Italia 1-0, a Prandelli tutto è concesso - 12/03/2014
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