Dal Romanticismo di ieri al Neoromanticismo di oggi nell’immaginario artistico
In una società caratterizzata da una crescente mobilità e da calanti legami sociali, prevale un nuovo desiderio di intimità e la sicurezza. Il diluvio di cattive notizie e immagini terrorizzanti rende le persone avide di luoghi sani e prospettive di redenzione. La congiuntura si riflette anche nelle arti visive odierne. Dopo le esplorazioni analitiche in tema negli anni Ottanta e Novanta e il tentativo di rendere l’arte un atto sociale, ci troviamo di fronte ad una ripresa della tradizione ovunque ci rivolgiamo. Artisti come Peter Doig (n. 1959), Laura Owens (n. 1970), Uwe Henneken (n. 1974), David Altmejd (n. 1974), Kaye Donachie (n. 1970), Karen Kilimnik (n. 1955), Justine Kurland (n. 1969) o David Thorpe (n. 1972) hanno chiaramente preso spunto dallo spirito romantico.
Eppure, dietro la voglia di paradisiaco, bello e magia fiabesca, il buio e l’inquietante sono presenti come intuizione che le utopie siano destinate al fallimento. Gli artisti non si basano solo sulla pittura per le loro opere, ma impiegano i fondamentali mezzi chiave del postmoderno quali la fotografia e l’allestimento. Quello che si vuol definire Neoromanticismo sembra essere onnipresente negli studi di Londra, New York e Berlino. Basandosi su questa ricchezza di forme, gli artisti sono consapevoli del percorso compiuto dall’arte contemporanea negli ultimi anni. E da questo punto di vista, il loro ‘revisionistico’ ritorno indietro – ossia una precisa modalità emotiva di espressione di recupero – è tutt’altro che distaccata dalla realtà, ma si pone proprio nel centro del discorso attuale e li rende rivelatori di smanie e paure della nostra società.
Nessun altro periodo della storia artistica, musicale e letteraria ha prodotto tante incomprensioni come il Romanticismo. Nel linguaggio comune, il termine viene generalmente usato in un ridotto e mellifluo senso dal significato sentimentalistico carico di atmosfere, estasi, bizzarrie, all’opposto d’Illuminismo, civilizzazione, industrialismo e colonial-imperialismo incipiente. Tale definizione di comodo ha poco a che fare con il carattere complesso del movimento originario. Lo spirito romantico mirava molto più che a edenico, venusto e bucolico; conteneva la tensione sovversiva nel trascendere i limiti che trovava nella ‘poeticizzazione’ del mondo.
E questo da Novalis (1772-1801) ai fratelli Schlegel1, con il primo che anticipa i dada e i surrealisti, e i secondi che rifiutano la letteratura sul modello dei classici; per non parlare della carica rivoluzionaria di un Richard Wagner (1813-83) ormai da maturo, protagonista della rivoluzione a Dresda (1849)2. Al contempo l’arte si manifesta sotto forma di disegni cupi e inquietanti di Ernst T.A. Hoffmann (1776-1822), mentre Caspar David Friedrich (1774-1840) ci mette a confronto con paesaggi in cui la natura sovrasta l’uomo e Henry Fuseli (1741-1825) attraverso fantasiose immagini oniriche.
Il Romanticismo si distingue anche per la profonda scepsi giovanile in merito alle convenzioni rigide delle istituzioni accademiche, da cui derivò la richiesta di indipendenza artistica, tale pronunciata da Philipp Otto Runge (1777-1810) che rifiutava le convenzioni pittoriche attraverso lo scritto La sfera dei colori (Farbenkugel). Al pari d’un sintomo emotivo di una realtà sociale già informata dagli sconvolgimenti politici ed economici del sec. XIX, la reazione romantica ha sicuramente un parallelo con la situazione attuale.
L’odierna generazione di artisti contrappone alla ristrutturazione dei sistemi politici e alla perdita della progettualità sociale, un’estetica fuori dal comune. L’aspetto di transizione crea un vocabolario di desideri e volontà simile a quello radicato nel movimento storico romantico.
La solitudine come una prospettiva essenzialmente romantica: questo tema centrale è principalmente trattato sotto forma di scenari carichi di valori simbolici. L’arte contemporanea comprende numerose varianti su questo tema, che spaziano dall’idillio ‘minacciato’ e la sua invocazione contro il travolgente effetto di vastità esterne, nonché della natura vista come uno spazio trascendentale di rifugio.
Surfisti di Catherine Opie (n. 1961) sono solo piccoli punti contro l’infinità del mare. Nelle fotografie, le onde si fondono nel cielo grigio in maniera totale. Così l’uomo sembra scomparire tanto più nella vaghezza di uno spazio materiale che non offre alcun supporto. Nonostante il soggetto, manca assolutamente l’eco del divertimento di massa.
Christopher Orr (n. 1967) espone i suoi protagonisti alla confusione della foschia e del buio. La natura è stata ridotta ad un puntello simbolico. Alle forme non è concessa possibilità alcuna di trasfigurazione spirituale: colte in una distanza imperscrutabile dalla natura, esse dànno vita a una questione chiave del discorso romantico.
Anche se, a prima vista, i dipinti di Orr sembrano soddisfare la richiesta di C.D. Friedrich che i pittori non dovrebbero solo dipingere ciò che vedono davanti a loro, ma anche ciò che scorgono dentro, le sue opere si rivelano ingannevoli in tal senso, proprio come quelle degli altri artisti della generazione di nuovi Romantici quando le si vede da ulteriori punti di vista. I temi ricorrenti non hanno origini emotive, ma prendono spunto da vecchi giornali, riviste, film e fonti analoghe.
Eccettuate citazioni superficiali e contestualizzazioni, i singoli elementi sono tradotti in visioni oniriche caratterizzate da una struttura aperta e associativa. Così, in Doig, la figura di un pittore visto da dietro e di fronte ad un impressionante scenario montano amalgama piuttosto immaginazione e fotografia storica che non la banale rappresentazione d’autoritratto del pittore.
Gli artisti di oggi sono usi al filtro dei media. Questo è il messaggio postmoderno lasciato dal periodo romantico, esso riguarda l’esperienza immediata della natura. La Donachie impiega anche la prova visiva di diversi gruppi di persone, tipo le comuni e alcune controculture, che trae da vecchi documentari e pellicole super-8 dimenticate. Appropriandosi di immagini esistenti, ella si concentra sul superamento dei limiti verso una rivolta che rispecchia il fascino dell’attuale generazione romantica per i concetti alternativi e le manifestazioni degli anni Settanta.
Le fotografie della Kurland, di comuni in abbandono nell’America rurale, si riferiscono pure alle idee utopistiche hippie e le presentano come reliquie di un’epoca passata. Nei suoi ritagli, Simon Periton (n. 1964) combina il simbolo dell’anarchia – che ha conquistato i mass media e ha preso i cuori degli adolescenti occidentali al culmine del movimento antistituzionale a metà dei ricordati anni Settanta – in modo apparentemente naturale attraverso lo stile Biedermeier3 di un fragile festone. Con un giocoso virtuosismo alla Ph.O. Runge, Periton ricorda la dimensione utopica del periodo romantico e lo collega ad un messaggio politico concreto. Artisti come Henneken, Altmejd, Christian Ward (n. 1980) e Kilimnik esplorano lo spirito del Romanticismo in un contesto pop-culturale. I colori delle presentazioni spesso esagerate di Henneken non si riducono al kitsch. Spesso vediamo la luna piena splendere attraverso i rami nelle foto della Owens: l’autrice non ha paura della immediatezza carica di tali emblemi e, al pari degli altri, sa come romperli e convertirli in un vocabolario radicale contemporaneo.
Considerando tutto ciò, il Romanticismo si presenta come un approccio recuperato, continuato e trasformato in una varietà di linee e strategie di appropriazione da parte degli artisti. Questi aspirano a molto più che far rivivere una gradazione di motivi conduttori come oggetti melanconici di un glorioso passato. Il Romanticismo di oggi è una meta-romanticismo che opera con i mezzi di oggi. Si schiude una sintesi di passato e presente, emozione e dialogo.
Note:
1 Friedrich (1772-1829), Wilhelm August (1767-1845).
2 Cfr. Curt von Westernhagen, Wagner, Edizioni Accademia, Milano 1972, pp. 148-195; Alfred Colling, Schumann, Edizioni Accademia, ivi 1979, pp. 159-160.
3 Il periodo Biedermeier si riferisce ad un’epoca artistica dell’Europa centrale, durante il quale si ebbe la crescita della classe media e le arti fecero appello ai valori della borghesia. Esso si pone tra il 1815 (Congresso di Vienna) sino al 1848, l’anno delle rivoluzioni europee. Anche se il termine stesso è un riferimento storico, è prevalentemente utilizzato per indicare gli stili artistici che fiorirono nei campi di letteratura, musica, arti visive e design d’interni.
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