Mondiali 2014: ma l’Italia dov’era?
Il trasecolamento che ci ha colpiti duramente per la eliminazione non inopinata dell’Italia dai Mondiali brasiliani, consente ancora qualche abbozzo di ragionamento e qualche piccola considerazione (ammesso che servano a qualcosa) in margine all’Evento. La prima questione che mi viene in mente è lo stupore che ha colto i famosi ‘addetti ai lavori’. Ma di che? Quando siamo partiti per i mondiali erano più di nove mesi che non si vinceva una partita qualsiasi (ufficiale o amichevole che fosse) sia pure con squadre-cenerentola o semi-cenerentola. Avevamo messo assieme una serie di figure barbine e Prandelli giù a spiegare che l’Italia è una squadra che deve sentire l’odore della battaglia e delle partite che contano veramente, che la nostra indole non ama le cosucce facili e tutta una serie di luoghi comuni sull’Italia e sugli italiani. Il bello è stato che gli ‘addetti ai lavori’ hanno abboccato oppure si sono irreggimentati al Palazzo che dir si voglia: l’hanno bevuta! Perché Prandelli è Prandelli: è una persona per bene, è un allenatore che sa il suo mestiere e che fa giocare al meglio le squadre che allena. E invece no, cari signori miei! Con questo atteggiamento hanno, alla lunga, fatto credere a Prandelli-rana che era diventato Prandelli-toro, con il risultato meraviglioso che egli ci ha e si è creduto, e via alle convocazioni e alle formazioni a caso, alle girandole di moduli durante la stessa partita eccetera, eccetera, eccetera. Il risultato è sotto gli occhi di tutti purtroppo. Punto secondo: Prandelli, appena buttato fuori dai mondiali, si è affrettato a dimettersi, sussurrando che aveva sbagliato e se ne assumeva la responsabilità, ma urlando che lo faceva perché qualcuno aveva detto e scritto che rubava i soldi dei contribuenti e che lui non ci stava. Inoltre ha lanciato quello che, a parere di chi scrive, sarà il leit motiv di tutte le tavole e tavoline rotonde, quadrate, rettangolari ed esagonali che si terranno questa estate in ogni dove ed in ogni radio o tv sportive e para-sportive: la colpa del fallimento è di Balotelli!
In questo è stato subito affiancato e seguito (Buffon forse l’ha addirittura preceduto) da alcuni suoi pretoriani (il predetto: “Chi c’è c’è, e chi non c’è non si vede”; De Rossi: “Abbiamo bisogno di uomini e non di figurine”) e presto, c’è da giurarci, si accoderanno – in quella che diventerà una vera e propria ‘caccia al responsabile unico della disfatta’ – tutti i gazzettieri corifei e scherani ai quali non parrà vero di buttare in pasto al pubblico-massa il mostro Balotelli, onde nascondere le vere e profonde responsabilità del sistema calcistico italiano e di Prandelli: preda di dubbi, incertezze, resipiscenze e della vecchia guardia che ha fatto resistenza e che ha creato, come pare emergere in queste ultime ore, profonde spaccature nello spogliatoio.
Certo Balotelli è indifendibile per definizione, si comporta spesso da vagotonico e crea assoluta incertezza sui comportamenti che terrà in campo. Bene! Ma non è che Balotelli sia piovuto da Plutone e si sia materializzato sui campi del mondiale ex abrupto. Lo si conosce da anni e lo si è studiato in profondità per cui, avergli affidato la responsabilità pesantissima per chiunque (per lui forse insopportabile) del salvatore della Patria, va ascritto a carico del CT che lo ha investito del ruolo (con il dissenso se non con l’opposizione del gruppo storico della nazionale), tra l’altro non convocando nessun altro attaccante di peso, almeno per ovviare ad una prevedibile squalifica di Balotelli.
Questo dal punto di vista psicologico. Passando al gioco, io chiedo: qualcuno ha visto un minimo abbozzo di gioco o di schemi d’attacco per fornire a Balotelli una qualche sia pur pallida occasione da gol? Qualcuno dirà: “E la palla gol fornitagli da Pirlo?”. Certo ma si tratta di una palla gol che non è stata il frutto di un schema ma di un’improvvisazione estemporanea di un giocatore. In ogni modo gioco d’attacco zero col risultato di quasi nessun tiro scagliato dentro lo specchio della porta o nelle immediate vicinanze nelle due ultime, fatali partite.
Tutto questo lo scriverà qualcuno? Io penso di no, pure perché abbiamo trovato la coperta ideale per coprire le magagne di alcuni senatori alla frutta, ai quali non è parso vero buttare in pasto all’opinione pubblica, ergendosi a moralizzatori o peggio, e di appioppare l’aura del capro espiatorio perfetto a Balotelli, immaturo, bad boy, sopra le righe e soprattutto nero, indifendibile per antonomasia.
Saremo alle solite: si istruirà un democratico processo “moscovita” nei suoi confronti con silenziosi avvocati d’ufficio e con verdetto già scritto. Durerà tutta l’estate sino a prima delle prossime convocazioni per l’inizio delle eliminatorie dei Campionati Europei 2016 ed otterrà tre risultati: si liquiderà Balotelli, non si passerà da razzisti e soprattutto passeranno sotto silenzio tutte le magagne grandi e piccole del nostro calcio sempre più in picchiata.
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