Solidarietà ai brasiliani ma non alla Seleção di menefreghisti: il contentino all’Argentina
Da più parti si legge il compiacimento per le recenti “disgrazie” del Brasile ed in linea di massima si può concordare circa un atteggiamento del genere. Del resto i brasileiros ci hanno abituati ad una certa alterigia nei confronti delle squadre di noi poveri mortali non semidèi come loro: sono pentacampeones! Però non ci riesce a gioirne al 100% poiché ci immedesimiamo nella passione della povera gente brasiliana, tradita prima di tutto da un sistema sociale assurdo basantesi sul più crudo e sfrenato capitalismo verniciato di “sinistra” (virgolettata come altrove), e che la fa vivere in una condizione di miseria indigente. Non dimentichiamo che il Brasile è un paese ricchissimo di risorse naturali. Uno Stato nel quale non c’è posto per il classico romano panem et circenses, ma solo di circenses. Ebbene se a queste masse viene distrutto sotto gli occhi il sogno (forse più che altro un miraggio) di avere una compagine degna di vincere il sesto campionato del mondo, per poi crollare in un modo così vergognoso… lascio all’immaginazione del lettore, sportivo e non, il sentimento di angoscia e di incubo. Sicuramente amiamo il popolo brasiliano, anche perché tanti grandi calciatori di quel Paese hanno giostrato, ad esempio fra Milan, Napoli, ecc. Però, ripetiamo, è grande la compassione verso i cittadini indigenti, ma non per la loro squadra, tra l’altro condotta da un allenatore invecchiato, e forse oggi peggiore di Prandelli.
Sì! Esprimiamo solidarietà alla gente, ma non agli stramilionari calciatori (in euro e dollari) a cui del proprio popolo non importa alcunché: nemmeno un miliardesimo della pietà che avverte un cittadino tedesco od olandese nei confronti di quei tifosi d’Oltratlantico. Basta vedere come giocano alla perfezione nei loro club e, al contempo, il proprio comportamento da grock-in-nazionale. Inoltre se la stragrande maggioranza dei brasiliani è povera: 1) sappiamo di chi è la responsabilità; 2) un titolo non li avrebbe arricchiti, anzi! sarebbero stati ammorbiditi nel proprio risentimento contro struttura e sovrastruttura. Per quanto riguarda Messi – l’“erede” di Maradona – è stato proclamato il migliore dei mondiali per dare il contentino all’Argentina ed assicurare un altro “titolo” all’Adidas. In campo si trascinava e ogni tanto qualche guizzo. A metà del secondo tempo era già sfinito. Non riesce a realizzare una rete negli scontri mondiali ad eliminazione diretta e nel 2018 avrà già 31 anni. Tiri in porta da dimenticare; una prova penosa e per finire quella punizione da campionato d’eccellenza.
L’Argentina, a dire il vero, avrebbe dovuto già perdere con Iran e Svizzera. Che poi gli olandesi si liquefacciano nel momento decisivo, quest’è un’altra storia. Rientra nelle maledizioni tipo: Ungheria, Cecoslovacchia, Benfica, Atlético Madrid, Juventus, Torino, ecc.
È stato un mondiale in cui – oltre alle prove meschine di Spagna, Portogallo e Brasile – la Francia è stata annullata. L’abbiamo vista contro la meritevolissima Germania: i transalpini parevano mocciosi che scalciassero il papà che li teneva a bada con la mano sulla testa, mentre parlava con la maestra. Non diciamo poi di cristianoronaldo, famoso solamente per come tiene le gambe su punizione e per gli spot in televisione.
Diciamoci la verità: a Messi hanno dato la Coppa del Nonno, perché – non essendoci stato Ribéry (attualmente il miglior calciatore al mondo, assieme a Robben, ma non da pubblicità-media “grazie” ai suoi volto e fede professata) – hanno voluto rimediare il cristianoronaldume del Pallone d’Oro Fifa, di cui le manovre sono state svergognate sul N. 6/2014 di “Limes”.
In merito ai “badanti” dei radio-telecronisti (i sedicenti esperti-di-non-si-sa-cosa), è meglio chiamare un operaio o un cassintegrato che non un’allegra comare di Windsor. Già benestante di suo, non hai mai sfogliato un giornale se non per leggere il voto assegnato dai giornalisti nelle pagelle del lunedì, alla propria prestazione nel Paleolitico inferiore.
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Grande commento e stile molto incisivo perchè la cattiveria non c’è, c’è solo la conoscenza profonda del fenomeno calcio. Condivido tutto.