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La fantascienza estetica di Glazer: Under the skin

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Freddo e silenzio. Sono le caratteristiche dominanti del film di fantascienza diretto da Jonathan Glazer, Under the skin (2013). Il gelo delle acque del Mare del Nord, il gelo delle tempeste di vento polare che attraversano le Highland e l’assenza prolungata di voci. Solo suoni ovattati a intridere l’atmosfera che circonda Isserley (Scarlett Johansson), creatura aliena dalle sembianze di un’attraente, giovane donna. L’ambiente terrestre – i blocchi di roccia erosi e scarsamente abitati formano in Scozia un’elevata e vasta superficie pianeggiante – appare estraneo, le coste frastagliate circondano paesaggi di grande suggestione, ma allo stesso tempo ostili. È l’immagine del pianeta Terra osservato da sguardo alieno. Nella desolata e buia città di Glasgow, una taciturna extraterrestre si aggira a caccia di prede umane: munita di rossetto e abiti femminili, seduce con aria inoffensiva tipi solitari che incontra lungo la strada. A descrivere la sorte spaventosa degli esseri umani intrappolati da Isserley, tormentate musiche sperimentali di Mica Levi (meglio conosciuta come Micachu) trascinano lo spettatore in una lenta spirale di panico. Sono mozzafiato le scene oniriche in cui le vittime affondano nude nell’abisso nero come la pece – violenza estetica dell’immagine che contrasta col distacco fisico quasi totale. L’assimilazione, paragonabile a un processo digestivo, avviene attraverso un liquido oscuro che ne inghiotte i corpi. Avvolgente, ipnotica, la creatura di un’altra galassia – impossessatasi della mente degli ignari malcapitati – rivela la propria essenza di predatrice.

Trama implicita, ansiogena e intenzionalmente lynchiana. Nulla è chiarito, lasciando alla sensibilità soggettiva il compito di ricercare – come fosse un sogno – chiavi interpretative: cosa spinge la protagonista a un drammatico cambiamento? La presa di coscienza del proprio aspetto umano, scatenata dall’enigmatico incontro con la deformità esteriore di un uomo, apre scenari imprevedibili e inattesi. Profondità siderali e meandri della psiche umana si fondono per dar luogo ad esperienze sensoriali estreme – nel visionario capolavoro di Glazer (tratto dal romanzo Sotto la pelle, dello scrittore olandese Michel Faber) presentato alla 70ª edizione della Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia.

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Flora Liliana Menicocci

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