Oxygène: la brillante Mélanie Laurent in un’esperienza frenetica e claustrofobica
L’interno di una capsula criogenica è tutto quel che il regista francese, Alexandre Aja, ha utilizzato per inscenare una peculiare dinamica immersiva e ricca di suspense. Del resto, il suo esordio nel 2003 con l’horror Alta tensione (Haute tension) non lasciava spazio al dubbio stilistico. Una grande carica di sospensione angosciosa caratterizza Oxygène per l’intera durata del lungometraggio. L’angusta capsula, che ha tutta l’aria di un dispositivo finalizzato al trattamento clinico, è il luogo in cui si risveglia di soprassalto una giovane donna, quasi del tutto priva di memoria ed in stato confusionale. Soltanto delle immagini sconnesse, come improvvisi flashback, riaffiorano repentinamente suscitando ulteriori domande. Un topo da laboratorio in cerca della via d’uscita nel labirinto, il rassicurante sorriso di un uomo e qualcuno – forse se stessa – condotto d’urgenza lungo un corridoio ospedaliero. Ed è proprio a tal punto che la voce imperturbabile di M.I.L.O, intelligenza artificiale integrata nell’unità criogenica, avvisa la donna della rapida diminuzione del livello d’ossigeno.
Con un’alternanza di emozioni intense e contrastanti della protagonista – interpretata da Mélanie Laurent, attrice che conquistò l’ammirazione della critica fin dall’impegnativo ruolo come Shosanna in Inglourious Basterds, di Quentin Tarantino –, lo spettatore viene coinvolto in un saliscendi apprensivo e claustrofobico. Intrappolata fra panico e consapevolezza, questa donna senza alcuna idea della propria identità né del preciso luogo in cui si trovi – tantomeno del motivo – attraversa una molteplicità di stati d’animo via via che le giungono nuove, sconcertanti rivelazioni. Allo sforzo di ricostruire le proprie memorie, la “bioforma Omicron 267” – come viene chiamata dalla IA che la supporta clinicamente, deve unire un difficile tentativo di autocontrollo e concentrazione. Il tempo è scandito dalle esigue riserve di ossigeno. Elementi futuristici e tecnologie avanzate aggiungono un tocco d’intrigo in uno scenario allarmante. Grazie all’indiscusso talento della Laurent, il regista ha composto un’accattivante trama intessuta dallo sconcerto. Riprese ben realizzate all’interno della capsula criogenica, con l’obiettivo in movimento che ricrea agilmente un senso di slancio visivo. Nel ristretto spazio e breve periodo in cui la sceneggiatura prende forma, non c’è modo di sviluppare un legame con lo spettatore che vada oltre la frustrazione per le sorti della protagonista. Altrettanto si può notare per ciò che riguarda la fugacità degli altri personaggi, i quali appaiono piuttosto come un riflesso distante e funzionale al raggiungimento di una soluzione.
Le musiche eteree di Robin Coudert, compositore attivo da oltre un decennio nell’ambito cinematografico francese, aggiungono un apprezzabile valore all’esperienza suggestiva – assieme alle particolari sequenze iniziali, dove il lampeggiamento costante di luci rosse e sfumature ombreggiate ci introducono in questo solitario dramma futuristico.
Anno: 2021 Durata: 100’ Genere: Fantascienza, Thriller. Regia: Alexandre Aja. Con: Mélanie Laurent nel ruolo di Elizabeth Hansen; Mathieu Amalric (M.I.L.O.)e Malik Zidi (Léo Ferguson). Produzione: (Francia-USA) Getaway Films, Wild Bunch, in associazione con Echo Lake Entertainment.
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