I duellanti
Carlo XII di Svezia e Pietro il Grande di Russia: storie di un calcio d’altri tempi
Ricordate I duellanti, il film di Ridley Scott del 1977 con Keith Carradine e Harvey Keitel? Due ufficiali si sfidano in un duello durato tutta la vita. Vi racconterò una storia, ancor più incredibile, ma vera!
Qualche tempo fa l’ex-calciatore Pietro ‘il Grande’ Vierchowod – non per nulla discendente di un ufficiale russo sceso in Italia agli ordini del gen. Aleksandr Vasil’evič Suvorov, nominato dallo zar Paolo, Principe d’Italia (Knjaz Italijski) per le campagne napoleoniche del 1799 – dichiarò dieci anni fa su «Limes»1:
Avendo giocato per più di 20 anni spesso mi chiedono quale è stato l’avversario più ostico da marcare. No, non è stato Diego a rovinarmi il sonno. Più di lui ha potuto un attaccante del Palermo. Non ne ricordo neanche più il nome, mi perdonerà, ma ricordo benissimo la partita in cui mi mandò in bambola. Quel giorno fu davvero un incubo, mi scappava da tutte le parti, segnò e mi superò in continuazione. La carriera non me lo ha fatto più incontrare, non so dire se per fortuna o sfortuna. Avrei tanto voluto una rivincita. Sorridendoci sopra posso dire che né Pelé, né Maradona: il vero fenomeno giocava nel Palermo, ma non ne ricordo il nome!
Dopo aver letto questa dichiarazione ho dato un’occhiata alla mia biblioteca calcistica e storica. Vierchowod sul suo sentiero luminoso durato ventiquattr’anni ha incontrato il Palermo in partite ufficiali – e sempre indossando la casacca del Como – il 23 aprile 1978 (Como-Palermo 1-1), il 6 gennaio (Palermo-Como 0-0) e il 18 maggio 1980 (Como-Palermo 1-0).
Si evince che solo in un caso i rosa-nero andarono a segno (33’): nella partita ricordata dal Nostro.
Era il piovoso pomeriggio di primavera, il difensore aveva da poco compiuto la maggiore età; Vierchowod, pur non rammentandone il nome, dice bene quando definisce l’avversario, un fenomeno.
Quell’attaccante entrò nella storia del calcio italiano, non solo per gli episodi che contraddistinsero successivamente la carriera, ma era già noto:
Quel centravanti bassino e un po’ tozzo fece impazzire la ‘Favorita’ con il suo gioco di gambe, ma soprattutto con una invenzione balistica, da tutti ricordata come la ‘bicicletta’: con un movimento delle gambe riusciva ad agganciare il pallone scavalcando se stesso e l’avversario, così lo superava sorprendentemente. Roba da non crederci! 2.
Aveva già vinto la classifica cannonieri di Serie D 1975-76 (girone H) con la maglia del Matera (17 reti), fu chiamato per la prima volta in Serie A dalla Lazio (stagione 1976-77). Fu un giocatore toccato dalla Fama ma non dalla Fortuna, come non molti, prima e dopo di lui. Per due stagioni miglior realizzatore del Palermo (1977-78: terzo nei realizzatori di Serie B con 16 reti; 1978-79 terzo ancora con 13).
Il 20 giugno 1979 marca il vantaggio siciliano nella finale di Coppa Italia, persa con la Juventus, e che il Palermo avrebbe dovuto vincere, squadra colpita dalla malasorte come nella finale dell’edizione 1973-74 contro il Bologna.
Riapproda in Serie A col Catanzaro (1979-80), e poi con la Pistoiese (1980-81). E qui veniamo in aiuto della memoria di Vierchowod. I due s’incontrano ancora. Lo Sconosciuto indossa la maglia dei toscani: 21 dicembre 1980, undicesima di andata; due sue reti (20’ e 70’) siglano la vittoria degli arancioni contro il Como. Ma, al ritorno, Vierchowod si prende la sospirata rivincita, rimossa nell’intervista: 26 aprile 1981 (ancora aprile!), i lombardi battono la Pistoiese, e Vierchowod, dopo aver finalmente bloccato la sua ‘bestia nera’, segna pure la rete della vittoria al 35’ (1-0); l’Innominato arriva sesto fra i capocannonieri del campionato 1980-81. Non è finita qui. Pietro ‘il Grande’ e Carlo XII di Svezia (nel frattempo approdato all’Avellino), duelleranno assieme l’ultima volta alla Poltava l’11 ottobre 1981: quinta giornata, la Fiorentina batte i Lupi 1-0, ma ormai è pura accademia. Nella stagione 1981-82 ricordo che la squadra campana approdò fra le prime otto, e i Viola persero lo scudetto alla spalle dell’eterna Juventus, dopo un drammatico e contestato finale di campionato.
Portieri, vittime di Carlo XII: Bordon, Giuliani, Tacconi, Zoff (due volte), e scusate s’è poco. Verso fine carriera, superati ormai i trent’anni, si toglierà anche la soddisfazione di miglior cannoniere di C1 1982-83 (girone B) col Taranto (13 reti)… se non fosse realtà, parrebbe una trama fra una pagina di storia e il film Ultimo minuto di Pupi Avati (1987), con l’indimenticabile Ugo Tognazzi…
Personalmente l’ho visto giocare trentotto anni fa in una partita del Manfredonia contro il Matera, per la stagione 1975-76 (Serie D, girone H: vinto dai lucani), ma non chiedetemi data e risultato perché davvero non li ricordo più. Il nome di Carlo XII è Vito Chimenti (II), classe 1953, barese.
Note:
1 «Limes», N. 4/2003, Panamerica latina, p. 244.
2 Roberto Ginex, Roberto Gueli, Breve storia del grande Palermo, Newton & Compton, Roma, 1996, p. 37.
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