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Generazione X

Sapere aude

Alba, apogeo e occaso del campionato di calcio III

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Avanza la tua bandiera sforacchiata
come il tuo petto sulle cicatrici
del tempo” 
1.

Quasi cent’anni fa si giocò il secondo spareggio della storia del campionato2. Pro Vercelli e Internazionale dopo essersi ritrovate a pari punti (25) a fine stagione, dovevano disputare a Vercelli la partita decisiva, in quanto i campioni d’Italia enumeravano un miglior quoziente-reti.
Antefatti: i) l’Internazionale era stata fondata poco più di due anni prima (9 marzo 1908) da una fazione di oppositori alla dirigenza del Milan, i rossoneri avevano già all’attivo tre scudetti (1901, 1906 e 1907); ii) la Pro Vercelli contava due titoli (1908 e 1909, pari al coevo 16,7%) contro nessuno dei nerazzurri: tutti si aspettavano una passeggiata dei bianchi. “That year, by all accounts, Pro Vercelli were the best team in Italy, maybe in the whole world3. Ma la Figc fissò la data dello spareggio al 24 aprile 1910, ben sapendo che i piemontesi proprio quel giorno avevano impegnati i loro migliori calciatori in un torneo per squadre militari. La Pro Vercelli avanzò la proposta di spostare l’incontro al 1° maggio:

L’Inter rifiutò con l’appoggio della Federazione che insistette sulla data fissata4: inutile dire che i vercellesi non si ritirarono – similmente agli juventini del 1906 – ma, a giusto spregio, schierarono la quarta squadra, composta di bambini e ragazzi dai 10 ai 15 anni, ‘perdendo’ per dieci reti e realizzandone ben tre. Si consumò la più grande ingiustizia nella storia del calcio italiano.
Due spareggi e due volte che l’industrializzata Lombardia absburgica s’imponeva d’ufficio sul mondo rurale sardo-sabaudo, che attendeva il consolidamento della Fiat e le prove del Grande Torino, onde contenere l’espansionismo, anche ‘amministrativo’, del Nord-Est. V’erano solo nove squadre, eppure quando si trattava di battere l’avversario, si preferiva eliminarlo ai vertici: squalus squalo lupus. Non per niente la sede della Figc (a Milano dal 1905) fu trasportata a Torino (29 luglio 1911), in quanto la misura era ormai colma5. Reazione che comportò un indebolimento epocale del Milan, restato ben 37 stagioni senza un titolo nazionale (1908/1949-50); solo la Roma ha un periodo superiore di pausa di 38 stagioni (1942-43/1981-82)6.
Ora, invece, proviamo col fantacalcio, per ricreare una situazione analoga al 1910. Finto spareggio scudetto per la stagione 2009-10: Chievo (“Inter d’allora”, 0 scudetti)-Internazionale (“Pro Vercelli d’allora”, 17 su 107, pari al 15,9%: percentuale simile a quella dei piemontesi nel 1910). A distanza di un secolo ve l’immaginate la Figc che convoca i giocatori interisti per un’amichevole contro la rappresentativa dei Dragoni del Granducato di Ruritania il giorno stesso dello spareggio? No? Nemmeno chi scrive.

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L’Armata Rossa

Un vento a trenta gradi sotto zero / incontrastato sulle piazze vuote e contro i campanili / a tratti come raffiche di mitra disintegrava i cumuli di neve. / E intorno i fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupi / e vecchie coi rosari.”7.
Si congelava. I relitti dell’Afghanistan sfilavano per l’ultima volta sulla Piazza Rossa. Alle quattro del mattino, Maradona – arrivato il giorno prima con un volo privato – accanto alle mura del Cremlino aveva meditato di scendere in campo al 64’ col numero 16. I 56 minuti più belli del Napoli a Mosca, nonostante a metà partita lo stadio Lenin fosse avvolto da una bufera di neve. Il 7 novembre 1990, LXXIII anniversario della Rivoluzione bolscevica, lo Spartak eliminava ai rigori gli azzurri dalla Coppa dei campioni8: unico esito possibile fra le due leggendarie società, teofanie di Giuseppe Stalin e Carlo III di Borbone.
Paolo Paoletti, all’indomani, sulle pagine de la Repubblica scriveva: “Il Napoli si ritrova ora senza un futuro”. Mai profezia fu più impietosa e spietata. Si resta schiacciati quando s’impone al trust delle SCF una vincente direzione di mercato o di gioco, o si soffia loro il più Grande Calciatore di Tutti i Tempi: è vero, laddove altri, o diminuitivi vari – nel passato o nel futuro – messi insieme, non son degni nemmeno della penna di un analfabeta.
Non solo quel giorno i riflettori si spensero al San Paolo, ma dietro di sé il sodalizio partenopeo si portò tutti gli altri all’inferno… In quella stagione se ne andò il Bologna; l’Hellas-Verona nel 1991-92; i viola una prima volta nel 1992-93; il Torino nel 1995-96, Cagliari e ancora gli scaligeri nel 1996-97; il Napoli nel 1997-98, lo seguì la Sampdoria nel 1998-99 e nuovamente granata e sardi furono sbattuti fuori nel 1999-2000. I partenopei affondarono nel 2000-01, e alla Fiorentina, gloriosa Cartagine, fu inferto il colpo di grazia nel 2001-02; nel 2002-03 ancora giù i torinisti, ecc. ecc. ecc.

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A queste uniamo il Pisa Sporting Club, al cui geniale presidente Romeo Anconetani – colui che si era ‘inventato’ due primi posti in classifica (3 ottobre 1982 e 16 settembre 1990), sei campionati in A9 e due Mitropa Cup (1986 e ’88)10 attraverso la pura intelligenza e senza danaro – non fu risparmiata alcun genere di vendetta… il Pisa sparì nel vuoto dopo la stagione 1993-94, ed egli stesso morì dopo un lustro. Per non dire del Genoa, che solo nella primavera del 1958 cedé alla Juventus il primato dei titoli, e poi di Casale, Novese e Pro Vercelli, esiliate alle periferie più o meno estreme dell’Impero. Tutte le vincitrici dei recenti titoli nazionali (a parte Lazio e Roma per le suddette ragioni, cfr. Parte prima) sono state umiliate a dispetto di tradizioni calcistiche e importanza delle città d’appartenenza. Da quel glaciale pomeriggio moscovita ad oggi si sono registrate ventiquattro stagioni (1990-91/2013-14) con 20 retrocessioni di 9 scudettate. Se ci guardiamo indietro, in 58 stagioni (1929-30/1989-90), la proporzione fu inferiore: venti andate in B di dieci squadre campioni! Ci sarà un motivo? Nella storia non esistono ‘casualità’ e ‘coincidenze’, contano solo i fatti.


Conclusioni

Alla scorsa finale di Coppa Italia, su ventotto calciatori schierati, solo cinque italiani: Alberto Aquilani, Lorenzo Insigne, Alessandro Matri, Manuel Pasqual e Giuseppe Rossi. Quest’ultimo, nato negli Stati Uniti, è vissuto là sino all’età di 12 anni; su otto stagioni di carriera, due le ha svolte in Inghilterra, e sei in Spagna.
Qualche domenica fa, in auto, ho provato ad accendere la radio per ascoltare Tutto il calcio minuto per minuto. Ma quale “tutto il calcio”? Solo tre partite su dieci, le altre sette erano rificcate fra i vari venerdì, sabato, lunedì e martedi.
Dov’è finito il campionato di calcio? Nelle tasche dei padroni delle televisioni?
Dove sono finiti i calciatori italiani? Ci aspettano nuovi anni Cinquanta e Ottanta?
Chi ce lo fa fare di vedere il Mondiale in tivvù? Stando così le cose, la prossima Coppa del Mondo la vinceremo fra cinquant’anni.
Questo meritiamo.

I titoli del Campionato nazionale italiano di calcio (1898-2014)

Scudetti 1898-2014
Scudetti 1898-2014

*: La stagione 1945-46 non fu a girone unico
**: Nella stagione 1921-22 furono disputati due campionati: il Cci (Pro Vercelli) e il Figc (Novese)
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Note:
1 Pablo Neruda, da Terza residenza, in Poesie, Sansoni, Firenze, 1962, p. 132.
2 Il primo fu quello del 1906; 29 aprile, Juventus-Milan 0-0 (dts); rip.: 6 maggio, Milan-Juventus 2-0 (per rinuncia). Per il maggior numero di reti della Juventus a conclusione del girone finale, l’incontro fu disputato a Torino; la Figc decise in seguito che la ripetizione si tenesse sul campo neutro dell’US Milanese a Milano!!! La Juventus espresse il proprio sdegno ritirandosi.
3 Brian Phillips, Pro Vercelli: The Ghost of 1910, 23 aprile 2009.
4 Antonio Ghirelli, Storia del calcio in Italia, Einaudi, Torino, 1972, p. 40.
5 Col tempo passerà a Bologna (1926) e poi finalmente a Roma (1929), in un ambiente almeno geograficamente lontano dalle SCF.
6 Ulteriori periodi di astinenza fra un titolo e l’altro: Torino 26 stagioni (1949-50/1974-75), Bologna 20 (1941-42/1962-63), Internazionale 16 (1989-90/2004-05), Juventus 16 (1906/1924-25), Lazio 16 (1974-75/1999-2000) e Fiorentina 12 (1956-57/1967-68).
7 Franco Battiato, Prospettiva Nevskij, 1980.
8 Da segnalare un palo di Giuseppe Incocciati al 65’.
9 1982-83, 1983-84, 1985-86, 1987-88, 1988-89 e 1990-91. In precedenza il Pisa SC era stato in A nel corso della stagione 1968-69, e giunto secondo nel campionato 1921 alle spalle della Pro Vercelli dopo aver perso 1-2 la finale di Torino (24 luglio).
10 Le altre vittorie italiane in Mitropa: Bologna (1932, ’34 e ’61), Fiorentina (1966), Udinese (1980), Milan (1982), Ascoli (1987), Bari (1990) e Torino (1991).
Giovanni Armillotta

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