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Italia, un Paese per vecchi

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I fratelli Coen, registi e produttori di fama internazionale, non avrebbero vinto premi Oscar per il celebre Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men, 2007) se il loro film fosse stato ambientato in Italia. L’anomalia è evidente: basta guardarsi intorno. Ad agosto l’Istituto nazionale di statistica ha rilevato un tasso di disoccupazione degli under 25 pari al 44,2%. Si tratta del peggior dato dal 1977. Sul totale di tre milioni e 134mila disoccupati italiani, 710mila appartengono alla generazione MTV: sono i Millennial. Giovani iperconnessi e plasmati dai social network, traumatizzati dalla crisi finanziaria in “un Paese con prospettive di crescita tali da poter avere un futuro non già radioso, ma nemmeno sereno”, ha detto il direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, Andrea Montanino. Previsione che aumenterà il livello d’ansia economica.

Del resto, la recessione – dalla quale alla fine del 2013 tutti noi speravamo di essere usciti – incombe sulle nostre teste: nel secondo trimestre dell’anno corrente il Pil era in rosso (-0,2%). L’ennesima settimana di ribassi per Piazza Affari si è conclusa, venerdì scorso, con una sfilza di indici negativi.

Piovono critiche al governo Renzi dall’autorevole Economist, il settimanale britannico che si era fermamente opposto a Berlusconi – sono note le copertine inclementi dedicate all’ex cavaliere, definito fin dal 2001 “inadatto a guidare l’Italia”. It’s the economy, stupid: lo slogan di Bill Clinton per la trionfante campagna presidenziale del ’92 è il monito1 indirizzato dalla rivista – all’indomani della notizia sul prodotto interno lordo – a Matteo Renzi. Nel frattempo, aumentano le famiglie in cui l’unico adulto a percepire un reddito è pensionato: nonostante l’esiguità di alcune pensioni, sono gli anziani a dover mantenere figli e nipoti in crisi occupazionale. Anche gli 80 euro di rimborso fiscale, a quanto pare, non basteranno a risollevare i consumi.

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Invece, in aumento – oltre alla pressione delle imposte sugli immobili, per cui il Belpaese si classifica al primo posto nel mondo – sono le partenze: al giorno d’oggi, gli italiani che emigrano all’estero hanno raggiunto il doppio degli stranieri immigrati regolarmente. Secondo la Fondazione Migrantes (della CEI), ad andarsene sono soprattutto giovani di età compresa fra i 18 ed i 34 anni: seguono uomini e donne al di sotto dei cinquant’anni (26,8%). Nel 2013 hanno varcato i confini oltre 94mila persone – un incremento di emigranti del 16,1% rispetto all’anno precedente.

Per gli inquilini e proprietari di casa in Italia non c’è partenza precipitosa che tenga: è in scadenza l’acconto della TASI. La tariffa comunale sui servizi indivisibili, istituita con la Legge di Stabilità 2014, sarà in molti casi più salata dell’IMU – e andrà corrisposta anche da chi vive in affitto.

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