The Walking Dead, una soap con qualche zombi
Continua a spopolare la omonima serie televisiva (attualmente in onda su Fox) basata sul fumetto The Walking Dead di Robert Kirkman – un fumettista talmente appassionato da chiamare il proprio figlio “Peter Parker” – che illustra lo scenario post-apocalittico del pianeta dilaniato da un’epidemia di zombi. Giunta ormai alla quinta e ultima stagione, l’osannata produzione statunitense tiene incollati al teleschermo stuoli di spettatori. Eppure, il tema dei morti viventi non è certo una novità: sono moltissimi i film popolati dalle mostruose figure dei deceduti risvegliati e in lotta coi vivi da divorare. Dal più celebre horror di George Andrew Romero, La notte dei morti viventi (1968) che ha dato inizio all’epopea dei superstiti si sono susseguite infatti numerose produzioni, fortunate e non, rivisitazioni e successive variazioni in materia. Oltre alle opere dirette da Romero – fra le più recenti ricordiamo Diary of the Dead, le cronache dei morti viventi (2007) e Survival of the Dead, l’isola dei sopravvissuti (2009) – l’argomento ha suggestionato l’immaginario di persone in ogni angolo del globo. Fra i registi italiani Lucio Fulci, Umberto Lenzi, Ubaldo Ragona – nel 1964 con L’ultimo uomo sulla Terra, tratto dal romanzo fantascientifico Io sono leggenda di Richard Matheson, aveva preceduto Romero – Pupi Avati, Bruno Mattei, Lamberto Bava sono alcuni fra i “contaminati” che hanno riprodotto l’incubo su celluloide. E il maestro del brivido Dario Argento? Nel 1978 è stato co-produttore di Zombi (Down of the Dead), pellicola successiva al cult de La notte dei morti viventi girato dal medesimo regista statunitense: ambientata in un centro commerciale, la produzione era una feroce satira del consumismo.
Più in generale, alle origini del personaggio sembra esserci un oscuro rito vudù praticato nelle isole Antille: la voce creola zombi, dal significato di “morto richiamato in vita”, indica la vittima di un sacerdote (boko) che sarebbe in grado di trasformare, con pratiche di magia nera, il malcapitato in una specie di cadavere ambulante al proprio servizio. La credenza popolare vuole che, perfino dopo la morte, il corpo possa essere riesumato e utilizzato come schiavo dal boko. Non a caso, era cubano il padre del regista che è diventato celebre per le trasposizioni cinematografiche del genere – George Andrew avrà senz’altro tratto ispirazione da tali riti vudù.
A tal punto viene da chiedersi cosa ne pensa il fautore del cinema dei morti viventi della serie televisiva The Walking Dead. Nel 2013 Romero si era pronunciato nell’intervista rilasciata a The Big Issue: “Mi hanno chiesto di girare un paio di episodi di The Walking Dead, ma non ho intenzione di partecipare a questo progetto. Fondamentalmente si tratta di una soap opera con qualche zombi. Io ho sempre usato lo zombi come personaggio di satira o critica politica, trovo che oggi sia questo a mancare”.
Dichiarazioni che trovano riscontro anche con quanto espresso in occasione della rassegna Zombie, presentata dal canale Studio Universal il 4 febbraio scorso, giorno del suo 75esimo compleanno: “Quando facemmo La notte dei morti viventi, pensavamo di poter cambiare la società attraverso l’allegoria di una specie che divora un’altra corrotta e distorta”. Come dargli torto? Perfino lo zombi si è trasformato in un fenomeno commerciale di massa.
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