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Psicopatologia del politico IV

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Diagnosi. Prognosi e cura

La delinquenza castale e la condanna antisociale, man mano diventano la prima una norma comportamentale e la seconda un motivo di discussione in qualche talk show di prima fascia serale. La prepotenza o la persistente infrazione di leggi perorate dalla comunità sono, in molti casi, manifestazioni di disturbo mentale. E il fatto concreto è che le forme più comuni di criminalità siano il furto e la ricerca del soddisfacimento sessuale.

È però significativo che la criminalità sociale (e per questa non s’intende di certo l’assassinio, le stragi, il terrorismo, l’efferatezza o clamorose manifestazioni simili di massa) si accompagni spesso all’inibizione sessuale, e ancor più frequentemente alla ricerca del piacere fisico: entrambi fenomeni in cui la società italiana – falsamente evoluta sotto il lato sessuale e basata ancora sul sottinteso, la battuta, le allusioni, il doppio senso, l’abuso sulle donne e sulle mogli1, ecc. – è perfetto brodo di co(u)ltura da tragica pochade.

Dal punto di vista psicologico Edward Glover (1888-1972)2 afferma che vi sono tipi principali di criminalità sociale: 1) lo psiconeurotico; 2) lo psicotico o prepsicotico; 3) il deficiente mentale (o tipi difettosi sulla linea di confine; di casi di politici borderline se n’è sentito parlare); e le 4) anormalità di carattere, o passeggere, come nel caso di inadattamenti della pubertà, o persistenti, dei tipi psicopatici. Di questi, i più importanti statisticamente sono i psiconeurotici e i gruppi caratterologici. In confronto, i tipi psicotici e deficienti sono più rari. Inoltre, sarebbe bene scoprire questi ultimi usando le tecniche consuete di misurazione mentale prima di porli nei loro incarichi: tipo, per similitudine, la prova se l’individuo eletto abbia o meno assunto sostanze stupefacenti, come proposto giustamente tempo fa da un sindaco italiano.

Fra le specie di delinquenza, quella isterica conduce a crimini più comunemente di quanto non si notasse tempo fa. Il temperamento maggiormente inconfondibile di tali manifestazioni fa ritenere che la scelta dell’oggetto da parte di quel determinato politico sia fissata dal suo contenuto simbolico inconscio.
L’oggetto rubato è rapportato a persone più ‘importanti’ o, addirittura, agli organi di questi ‘superiori’ onde sottrarli quali feticci che lo rendano più potente nella tribù. Nelle forme transeunti ed attuali (a partire dal famoso mariuolo di inizio anni Novanta e, continuando, ai simili politici successivi), il fattore del contenuto simbolico inconscio opera sì, ma in genere è subalterno a una necessità di vendetta, di solito rivolta contro figure o istituzioni che hanno svolto un ruolo fondamentale nella carriera del politico delinquente, frustrandogli eventuali ‘promozioni’ (i.e.: “Finché dura rubo qua, tanto là non ci andrò mai poiché Y ce l’ha con me”).
Complessivamente, la delinquenza isterica del politico è una reazione contro la paura di una perdita d’influenza, combinata a una spinta ad ottenere vendetta a cagione dell’‘orrore’ di poter essere accantonato in un futuro prossimo. E a ciò il timore di non poter, più in là nel tempo, essere in grado di cogliere altri illeciti vantaggi. Questo perché ogni individuo politico di quel genere si sente in un livello inferiore a quello che ritiene di dover occupare (rectius: ‘meritare’), per cui compensa col
crimine del furto.
Molta di questa delinquenza è di tipo ossessivo. Basterebbe citare, per tutti, i furti in Parlamento fra colleghi3, però non limitiamoci alla casistica: continuiamo la disamina. Se non fosse per il fatto che la delinquenza comporta offesa alla proprietà dello Stato (ossia della comunità) e alle persone (presi come singoli cittadini che li mantengono), la similarità tra gli atti ossessivi di delinquenza del politico e la ‘liturgia’ della neurosi ossessiva è notevolmente vicina, ma non va affatto confusa con la cleptomania, come di sicuro qualche lettore indulgente avrà pensato. Infatti la cleptomania – che solitamente contrasta con l’ambiente sociale del, e con l’educazione ricevuta dal cleptomane – si rivolge a cose rubate, oppure danneggiate, prive o di scarso valore, le quali non comportano un aumento di status da parte del ladro. Invece i casi di delinquenza che stiamo analizzando non sono affatto di tal genere. Al contrario! Le azioni del politico delinquente seguono stati di notevole tensione emotiva, e spesso sono precedute da indecisioni da terrore di flagranza. Esse si sprigionano da condizioni in cui il politico, e mi ripeto, si senta vittima – pur senza esserlo per nulla – di affronti personali o creda di essere danneggiato (o non compreso) da decisioni collegiali nel proprio àmbito, oppure posto nell’indifferenza astiosa dell’autorità superiore a cui sa di non poter mai accedere. In tal senso afferma Glover:

L’organizzazione sessuale inconscia è di tipo pre-genitale, e la sensibilità alle offese indica una forte costituzione sadico-orale oltre che sadico-anale. Però, mentre il neurotico ossessivo [il cleptomane, n.d.A.] rivolge il proprio sadismo inconscio contro se stesso, il delinquente compulsivo [quel genere di politico, n.d.G.A.], attaccando oggetti esterni, non solo soddisfa direttamente il suo sadismo, ma anche rischia, o riceve, una punizione da parte della società4 .

Quando il politico delinquente è a sua volta scoperto, e la Magistratura agisce, egli politico si erge a ‘giudice’ della società, società da lui attaccata con furti e malversazioni a causa delle colpe (della società stessa) di cui il politico l’accusa. Ovvero, a motivo del suo (della società) rifiuto di ‘amare’ il politico e quindi, da un momento all’altro, detronizzarlo dal proprio incarico-vassallo conferitogli dal sistema di produzione: la ‘nuova nobiltà’ come ebbe a confessarmi, suo malgrado, un assessorello di un comune – di allora poco più di tremila anime – in provincia di Pisa nell’estate 1985; figuratevi alcuni grandi assessori. E qui l’elemento di proiezione tiene la stessa funzione inconscia che si ha nella pura paranoia. Per cui prevedere gli atti di delinquenza di un tal politico non è difficile, però le forme prepsicotiche ricorrono già a metà del periodo adolescenziale e richiederebbero un riesame a intervalli costanti prima che si raggiungano i fenomeni diffusi e clamorosi di cui sono piene le pagine di cronaca.

A pari dei disturbi del carattere, i parallelismi fra psiconeurosi e psicosi non sono unicamente relativi ai casi di delinquenza penale. In tantissimi individui la funzione della delinquenza non è soltanto compensatoria, ossia non si manifesta unicamente con gesti di criminalità fattiva, ma con iniquità etica a discapito delle masse popolari prese come soggetto storico.
Quando invece togliamo i disturbi essenzialmente neurotici e psicotici, i caratteri antisociali e i disturbi sessuali di cui i delinquenti politici sono affetti, ci resta il gruppo di imbecillità, tal definito da Glover. Ed in effetti già James Cowles Prichard (1786-1848)5 ci dice che tali individui sono caratterizzati da un disturbo di: a) sentimenti (confrontate l’odio razzistico di alcuni verso il Sud del nostro Paese e del mondo; e, di contro, il loro senso d’inferiorità nei riguardi di statunitensi, e poi tedeschi, inglesi, francesi e finanche spagnoli); b) temperamento; c) abitudini; d) accentuata perversione o depravazione dei princìpi o delle azioni morali (esaltazione della violenza); e) perdita o diminuzione dell’autocontrollo (le risse provocate alla Camera o al Senato sono l’‘epifania’ per eccellenza).
Tali persone sono incapaci di comportarsi in modo decente o decoroso: i) cadono facilmente in stati di furore verbale che tracima nel turpiloquio; ii) commettono azioni impulsive; iii) praticano costumi singolari e assurdi; iv) la loro condotta è eccentrica e v) i loro atti illeciti sono facilmente scoperti, date le scarse risorse cerebrali a disposizione per imbecillità gloveriana. Emblematico l’accusarsi l’un l’altro di schizofrenia, oppure di paranoia – senza nemmeno conoscere il significato scientifico di tali vocaboli – o altri problemi mentali, quando pensano di squalificare le idee dei rivali o quando vogliono togliersi reciprocamente influenza e potere. Per cui il fatto di essere incapaci a stare al loro posto nella sovrastruttura, induce loro a rubare per essere ‘uguali agli altri’. A tutto ciò c’è da aggiungere, però, che il carattere isterico va considerato come di
natura psicotica, ed è risaputo – in definitiva – che il vero psicopatico manifesta un amore del prestigio e della luce della ribalta che soddisfa coi pretesti più irrilevanti (ad esempio, andare a una manifestazione di qualsiasi genere e portarsi dietro uno stuolo pletoricissimo fra scorte e amici degli amici degli amici, mantenuta dalle spalle del contribuente; stuolo che lo faccia sentire maggiormente ‘regale’ – crimine etico). Gli psicopatici sono narcisisti ed è raro che si mettano in discussione.
Tuttavia l’isterismo – agli antipodi dell’imbecillità – lo si comprende molto meglio come una deviazione selettiva del carattere, e ha un raggio strettamente limitato in proporzione diretta al potere del politico in esame.
È comunque innegabile che coloro che presentano instabilità e perversione della struttura dell’Io, delle emozioni e degli istinti che sono sopravvissuti fin dall’infanzia, e che sono refrattari agli influssi ordinari, costituiscano un’alta proporzione dei casi di delinquenza politica.
Così come nel servo d’apparato6 l’assenza di sensi di colpa – e in numerosi casi addirittura autodifesa del proprio operato – mostra un fortissimo disturbo dell’Io ed in particolare del Super-Io. La presenza pure di smodatezza libidica è un indizio nello stesso senso. Però vi sono anche profondi disturbi nella valutazione della realtà, i quali unitamente alla soddisfazione cieca e impulsiva degli istinti negativistici (della morale e del senso comune del pudore) e acquisitivi (bisogno senza limiti di danaro e di altro), rendono la psicopatia immagine della realtà. Del resto, Prof. Ždanov, lei m’insegna che gli psicopatici non sono pazzi, bensì consapevoli delle loro azioni e delle conseguenze delle loro azioni: ed in questo concordo.
Per tal ragione quei tipi di politici non solo sono affetti da delirio di onnipotenza, ma si pongono al di sopra dell’etica e quindi della Magistratura stessa e del diritto, i quali – nella loro propria congettura mentale – sono rivolti solo alle classi inferiori e non a sé e ai pari.

Tuttavia, uno dei fattori più elementari che confondono ogni relazione sulle responsabilità morali e criminali, è che – sebbene le facoltà intellettuali dei politici delinquenti non affetti da imbecillità, non siano per nulla intaccate – il pensiero razionale di legittimità (del corpo sano della società civile) non ha per loro alcun valore. E quando vengono scoperti, presi, incarcerati, in sé non hanno rimorsi maggiori di ciò che potrebbe avere una qualsiasi persona che ha osservato l’atto criminoso. Quando il Tribunale emetterà la sentenza (per carcere o monastero o lavori socialmente utili) i politici delinquenti non saranno meno ‘indignati’ od ‘offesi’ di colui che potrebbe essere un cittadino innocente ingiustamente condannato.

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 Prognosi e cura

Spero che questi modestissimi appunti possano dare una piccola mano a magistrati, e politici onesti (e qui mi rivolgo, in specie ai GX), onde espiantare tal cancro di lunga durata e portare riparo alla società italiana.

Note:
1 “Contrariamente alle convinzioni sull’argomento, la violenza coniugale non abita solo nelle famiglie più povere. Tocca tutti i livelli sociali compresi quelli più agiati e colti: l’8,9 delle vittime di violenza sono dirigenti, il 3,3 operaie” (“Corriere della Sera”, 10 agosto 2003, p. 16). Figuriamoci dieci anni dopo come saranno mutate in peggio le statistiche.
2 Edward Glover, La psicoanalisi. Manuale per medici e psicologi, a c. di Gastone De Boni, pref. i Emilio Servadio,Feltrinelli/Bocca, Milano, 1975. pp. 318-219.
3 Tra Pellicce, iPad e navigatori ecco un Parlamento di ladri. A Montecitorio rubano pure le penne. La leghista disperata per la collana da 3 mln di euro. E i deputati ci marciavano… (27 gennaio 2012).
4 Glover, cit., p. 320.
5 James Cowles Prichard, A Treatise on Insanity and Other Disorders Affecting the Mind, Sherwood Gilbert and Piper, London, 1835. In tal volume l’Autore, scrivendo di alienazione morale (moral insanity), o imbecillità morale (moral imbecility), la descrisse come segue: “una forma di disordine mentale in cui le funzioni intellettuali sembrano aver subito piccole o nessuna lesione, mentre il disturbo si manifesta, principalmente o da solo, nello stato di sentimenti, indole o abitudini. In casi di questo genere i principi morali e attivi della mente sono fortemente corrotti e snaturati; il potere di autogoverno è perso o notevolmente ridotto, e l’individuo è incapace, non di parlare o ragionare su qualsiasi argomento a lui proposto, ma di comportarsi con decenza e correttezza nel corso della propria esistenza” (p. 85: trad. di G.A.).
6 Su cui m’intratterrò prossimamente.
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Giovanni Armillotta

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